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Pietro Viganò: #coraggio

Pietro è nato il 20 Maggio 2011 con un difetto interatriale. All’età di quasi 6 anni viene operato per correggere tale difetto. Nella notte si presentano complicazioni per cui Pietro deve subire altri due #interventi chirurgici a cui segue l’amputazione della gambina destra. Rimane in ospedale per circa 150 giorni durante i quali mostra una grande #volontà, un impegno quotidiano ed un grande sogno: tornare alla propria vita di #bambino, ai sorrisi, alla #leggerezza ed al gioco. Ancora in ospedale riceviamo una telefonata di Teresa Grandis, presidente di Art4Sport, associazione Onlus che aiuta i bambini ed i ragazzi amputati a riprendere in mano la propria vita attraverso lo #sport. Quella è stata per tutti noi una grande boccata d’ossigeno: conoscere altri bambini, altre #famiglie con cui confrontarsi e con cui condividere un cammino comune.
In occasione del compleanno di un amico, dove Pietro arriva in #stampelle e senza protesi, gli altri bambini decidono di giocare a calcio, escludendolo con un “no, tu non giochi”. In quel pomeriggio assolato abbiamo capito che dovevamo ripartire proprio da ciò che era stato negato. Attraverso Teresa e le altre famiglie dell’Associazione ci mettiamo in contatto con il CT della Nazionale Italiana Calcio Amputati Renzo Vergnani.
Nel giro di qualche mese approdiamo a Roma per il Junior Training Camp di #calcio amputati … che avventura pazzesca! Pietro in quei giorni ha iniziato a #volare, a credere di più in se stesso, abbandonando tutte le paure e le insicurezze che il brusco cambio di vita aveva portato con sé.
Dagli sguardi intimoriti del primo giorno velocemente è passato ai sorrisi per la soddisfazione di poter “#stampellare” avanti e indietro per il campo da calcio insieme a tutti gli altri.
Non era più, o meglio, non era soltanto un allenamento. Su quel campo, in mezzo a bambini provenienti da mezza Europa, Pietro stava affrontando le sue paure, scegliendo di avere il #coraggio di non soccombere ad esse, ma semplicemente di lasciarsi andare e divertirsi.
Pietro stava mettendo in campo qualcosa di così speciale e bello di se stesso che avrebbe potuto utilizzare in tutti i campi della sua vita, a scuola, con gli amici, ovunque.
A distanza di molti mesi Pietro scrisse di questa esperienza: “È stato bellissimo, mi ha riportato alla vita”. E ora continua a farlo partecipando a tutti i raduni della Scuola FISPES, in giro per l’Italia, insieme agli altri bimbi.
Mamma Debora e papà Simone
#scuolafispes