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Stefano Paoli #sempreavanti

Sono nato alle 6:30 di un freddo inverno del 1975. Già da subito si è visto che non mangiavo e non crescevo come gli altri perché ho una forma di #nanismo. Sono il secondo di tre fratelli, tutti con gli occhi azzurri, che è l’unica cosa che ci accomuna. Per il resto, loro sono l’esatto contrario di me e sono sempre stati più alti della media della loro età.
Per anni, per via della mia #statura e problemi inerenti al mio fisico, ho fatto dentro e fuori dagli #ospedali. Per ben due volte sono stato portato e lasciato in un centro per un certo periodo, lontano da casa, per curare e rimediare a questo problema; ho sperimentato diverse cure che quello o l’altro medico mi davano.
Intanto la mia vita proseguiva come tutti gli adolescenti, senza farmi mancare nulla, dalla scuola, agli #amici, alle varie avventure, come la splendida esperienza negli scout. Tutto fino a quando, un bel 14 febbraio del #1994, a meno di un mese dall’aver compiuto 19 anni, in una giornata particolarmente fredda, mentre con il mio #motorino stavo dirigendomi verso la città, ad un incrocio fatto un milione di altre volte, un furgone ben lanciato ha visto bene di non fermarsi allo stop e mi ha #preso in pieno.
#Lesione #midollare c6/c7 è stato il verdetto. Anche in questa sfortuna però mi è andata bene perché nonostante sia una lesione da #tetraplegia, ho mantenuto/recuperato un buon uso delle mani, che non è poco. Da lì riparte la mia #seconda #vita: ho trascorso prima un mese in un reparto di cure intensive per poi passare in un altro ospedale, dove ho proseguito con la #riabilitazione. Senza perdere tempo l’anno successivo ho ripreso da dove avevo lasciato, la #scuola.
E grazie ai compagni ed ai miei genitori ho rifatto l’ultimo anno all’Istituto d’Arte, non senza difficoltà logistiche (visto che in quegli anni non era proprio tutto o quasi #accessibile, come lo è ora). La scuola non aveva ascensori o bagni adeguati, e neppure casa mia li aveva.
Con il tempo ho cominciato ad #adattarmi e prendere dimestichezza con il mio #nuovo #corpo. Presi il diploma, poi la patente, e a mano a mano incominciai a cercare e provare diversi lavori, fino ad arrivare a fare l’impiegato nell’azienda che rivende legname in cui lavoro tuttora.
Ventisei anni fa non avrei mai immaginato di riuscire ad diventare #autonomo come lo sono oggi, e di vivere da solo. Nel frattempo la vita è proseguita tra amici, nuove esperienze, viaggi, ecc. Mi sono sempre più avvicinato allo #sport provando di tutto: il tennis tavolo, lo sci, il nuoto, l’handbike, il minibasket, il lancio con il paracadute, il volo in parapendio, la #barca a #vela,
(scoperta grazie all’associazione Eos) che tuttora pratico in un altro circolo, con un’altra associazione che si chiama Sailability, nella lega Navale di Desenzano, dove sono ora e dove ci sono diverse tipologie di barche tra cui le Hansa 303. Con queste barche giriamo l’Italia e non solo a fare #regate, l’ultima è stata la partecipazione al C.I.C.O. a Scarlino, nel golfo di Follonica.
Poi nel 2011 sono stato invitato insieme ad altri dalla FISPES, ad un raduno a Pordenone per provare il #wheelchair rugby, uno sport nuovo in Italia, ma praticato un po’ in tutto il mondo. Nonostante il mio fisico piccolino, inizio ad avvicinarmi a questo splendido #sport. In modo saltuario andavo a dei raduni che organizzavano a Sacile (Pordenone) e a degli allenamenti a Padova, dove si stava iniziando a creare la prima squadra in Italia con l’aiuto di un coach austriaco.
Con il tempo, sempre più persone si stavano avvicinavano a questo sport ed è così che sono nate squadre in altre città come a Milano, Vicenza, Roma. Nel 2016, tre ragazzi di Verona che facevano parte della Nazionale (Giuseppe Testa, Paolo Maccaccaro e Alberto Danzi) fondarono la squadra dei #Mastini Cangrandi Verona.
Avere la possibilità di praticare questo meraviglioso sport nella mia città era proprio quello che aspettavo.
Ora oggi anch’io faccio parte dei Mastini, questa splendida squadra di rugby in carrozzina che prima di tutto è gruppo affiatato, che mette tanto #impegno e #sacrificio in quello che fa. È bello farne parte perché ci si aiuta l’uno con l’altro ed è una squadra dentro e fuori dal campo dove quello che emerge sono i #valori, il #rispetto, il #coraggio, la voglia di #crescere e di andare #sempreavanti. E questo coinvolge tutti, dallo staff ai sostenitori. Poi c’è il famoso terzo tempo che dovrebbe far parte di ogni sport!
Venite a trovarci, per provare o anche solo per guardare, di sicuro vi divertirete!
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