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Paolo Sessa: #istintodievasione

Già da poco prima dell’arrivo dell’adolescenza, ho sempre sentito dentro un irrefrenabile #istinto #di #evasione e uno smisurato bisogno di stare in giro a spasso, se in orari notturni ancora meglio. A 16 anni la cosa stava degenerando e, con la seconda bocciatura di fila in arrivo, fu deciso di mandarmi a stare da mio padre, per cercare di darmi una regolata. Allora vivevo con mio fratello, mia sorella e mia mamma dai nostri nonni, dove eravamo andati a stare dopo la separazione dei miei. Il risultato della convivenza con mio padre e dell’apolarità dei nostri caratteri fu un decreto del #tribunale dei #minori per un inserimento comunitario fino al compimento dei 18 anni, con lo scopo di un graduale reinserimento in famiglia. Avevo da poco 17 anni e, a posteriori, non posso dire che quell’allocamento forzato fu negativo, anzi. In fondo non me la passai male e fu un’occasione per conoscere tante storie “diverse” e particolari. Nel giugno 2010, al compimento dei 18 e a percorso concluso, in accordo con i miei, si decise di mandarmi a stare in un appartamento condiviso con altri due ragazzi all’interno di una #struttura #protetta, per permettermi di avere la mia libertà, di maturare come persona e di diplomarmi.
Durò poco però: due mesi dopo, il 22 agosto, ultimo giorno di quelle che erano le vacanze estive di quell’anno, vado a #tuffarmi dallo #scoglio #sbagliato, picchio la testa sul fondale, fratturo la C5 e mi ritrovo #tetraplegico. Tredici mesi al Niguarda di Milano e, alle dimissioni, il rientro da mio papà. Indipendentemente da tutta la situazione, sentivo continuamente pulsare dentro quella voglia di evasione, di uscire e di stare in giro e, ogni giorno, più si avvicinava la sera, più questo istinto si faceva sentire. Non avevo ancora però grande autonomia e gli amici non sempre erano disponibili tutti i giorni e, più passava il tempo, più la loro disponibilità diminuiva. Ed è stato in quel periodo che è arrivato il #rugby in carrozzina, praticamente dal nulla, per caso. Non ne avevo mai sentito parlare né avevo idea di cosa fosse, mi sono solo detto: “Proviamo”.
Era una scusa per passare due serate in più fuori di casa. Eravamo in tre, Alvise, Nico ed io. Oggi, dopo cinque anni, siamo in 11 e partecipare alla costruzione ed alla crescita della nostra squadra come tesserato della #Polisportiva #Milanese, è sicuramente la cosa migliore che abbia mai fatto in questi miei primi 28 anni di vita. Il rugby mi ha accompagnato passo passo nel riconquistare la mia totale autonomia, mi sostiene ogni giorno nel migliorare la mia condizione fisica, mi ha permesso di incontrare compagni e avversari con cui condividere esperienze, sacrifici ed emozioni e dai quali imparare, trarre ispirazione e motivazione. Covid permettendo, negli ultimi cinque anni, due volte a settimana, tornato a casa stanco dal lavoro, invece che buttarmi sul divano, mangio di fretta, mi preparo ed esco. Ho 10 minuti di strada in triride per arrivare in #palestra e, mai come in quel momento, sento nuovamente cominciare a crescere esponenzialmente l’appagamento del mio istinto di libertà. Se prima pregustavo l’odore di terra e erba umida del parchetto, ora sento il profumo di linoleum che pian piano si avvicina. Birrone e birrette hanno lasciato il posto a scotch, guanti e palloni, la cultura dello spaccarsi di fattanza ha ceduto il posto a quella dello #spaccarsi di #fatica e, se prima il risultato delle uscite serali era che in un qualche modo il tempo ero riuscito ad ingannarlo, ora ciò che mi ritorna indietro ha un valore dal significato inestimabilmente più grande, perché assieme ai miei compagni, grazie al rugby, io ora il tempo lo sto sfruttando.
#fispes #oltremodoltre #fispesland #pluriability #wheelchairrugby #rugby #iwrf #tetraplegia #tetraplegic #polisportivamilanese #spaccarsidifatica #istintodievasione