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Lucio Vicentini: #volerviverelavita

All’asilo, la suora diceva ai miei che ero un #leader. In verità picchiavo tutti. Anzi, difendevo i più deboli, sempre. Se uno dei piccoli veniva a dirmi che uno dei grandi gli aveva fatto un torto, andavo e facevo giustizia. Alle elementari mio padre mi fece un discorso da adulti: “Ora sei diventato grande, bisogna difendersi a parole”. Ho imparato tutte le parolacce e gli insulti possibili con annesse minacce. Erano gli anni dei primi allenamenti di #hockey a #rotelle. Mai stato esile e continuavo ad essere un leader, forse per quello l’allenatore mi ha consigliato di fare il #portiere.
Dodici anni di sport con il G.S. Hockey Trissino, la società del paese in provincia di Vicenza che mi ha dato i natali. Un titolo italiano vinto a Lodi nel 1987, l’unica stagione in cui non hanno premiato il miglior portiere. Forse lì ho scoperto che l’arbitro è “cornuto” per definizione… assieme agli organizzatori di quell’anno comunque ;)
Ho giocato fino ad arrivare in Serie A. Poi ho scoperto le birre e ho preferito continuare a fare il leader al bar, giocando a biliardo, in discoteca e comunque dove non era obbligatorio fare cinque allenamenti a settimana, più la partita. Dalle parolacce alle bestemmie è stato un attimo, ma il peggio l’ho dato a 20 anni, quando per un #incidente sono rimasto in #carrozzina.
Eravamo in quattro in #macchina, non guidavo io, siamo #usciti di #strada, ho pagato io per tutti, #lesione #midollare incompleta alla sesta e settima vertebra cervicale, una voglia di fare il leader che metà bastava, ma per fortuna del mondo non riuscivo a muovere neanche le braccia.
Ero al mare a fare la mia prima stagione come cameriere, in compenso mi son fatto il primo viaggio in elicottero, ‘agggratis’. Lignano-Udine solo andata, in #ospedale. Nove mesi di #riabilitazione a Vicenza. La scelta di #voler #vivere #la #vita e #non di #lasciarmi #vivere.
La voglia, già dopo i primi mesi, di far sapere al mondo che può capitare a chiunque, di dire ai giovani che anche io ero un Highlander come loro, e lo sono ancora, ma a saperlo, a pensarci prima, magari avrei corso piano. Poi la voglia di aiutare con la mia energia quelli in carrozzina, quelli vecchi, per gridare a tutti che c’è #ancora #tanto #da #fare e quelli giovani, per gridare che #si #può #vivere #alla #grande.
E sono diventato presidente di H81 Insieme Vicenza Onlus, un’associazione che si occupa di sport e di sociale, di abbattimento delle barriere architettoniche e di diritti, di integrazione e di pari opportunità. Una parentesi di serietà della mia vita in cui ho concentrato molte cose. Un’attività imprenditoriale a Nairobi, in società con mio fratello gemello. Volevamo aiutare i ragazzi del Kenya, dandogli la certezza di un lavoro continuativo. Ho vissuto là per oltre due mesi, ma l’ho pagata cara. Appena tornato, ho dovuto aiutare Elisabetta ad organizzare il suo matrimonio. Per fortuna è andato tutto bene e dopo quasi dodici anni, lei è ancora felicemente sposata… con uno alto, bello, simpatico e soprattutto modesto… un leader fin da piccolo.
Elisabetta è una “fisioterrorista”, brava, basta guardare come mi ha ridotto. Assieme, abbiamo avviato un Centro di Fisioterapia e siamo cresciuti, donandoci reciprocamente, cercando di ravvivare anche la nostra fede, perché insieme, come nello sport, è più facile sostenersi e scegliere dei percorsi spirituali, dei pellegrinaggi, che ci aiutano a perseverare. “Cristo conta su di te!” ci hanno detto al “Cursillo di Cristianità” e un amico prete, rivolgendosi a me sotto voce, ha aggiunto: “Povero Cristo!”. Qualcuno deve avergli detto che sono un leader.
Giocare a #wheelchair #rugby è una delle cose belle che ho fatto nella vita. Sono stato uno dei #pionieri in Italia, sono stato in #Nazionale prima che arrivassero quelli forti, ho spinto perché a Vicenza si facesse una squadra. Se oggi c’è un campionato Italiano, se molti ragazzi più giovani possono praticare questo sport avvincente, anche in altre città, forse un po’ è anche merito mio.
Come funziona il rugby in carrozzina? Facile: non posso toccare l’avversario, ma posso distruggergli la carrozzina. Come alle giostre con gli #autoscontri. È bellissimo, picchiamo tutti, come dei leader. E se raramente capita che qualcuno cade? Beh, chi se ne frega, “tanto siamo già rotti”. È lo spettacolo del wheelchair rugby.
Sono un perito chimico conciario. Venite a provare, “vi faccio la pelle!”
#fispes #oltremodoltre #fispesland #pluriability #wheelchairrugby #rugby #iwrf #hockeyarotelle #portiere #nonlasciarsivivere #volerviverelavita