16 marzo 2021

Claudio De Vivo: #ilsognocontinua

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Il 21 luglio 2008 ho avuto un #incidente sul #lavoro. Un camion mi ha travolto e mi ha #tranciato il #piede. Da quel giorno ho subìto tantissimi interventi nel tentativo di non amputarmi la gamba. Il mio calvario in ospedale è durato più di 8 mesi. Tutti i giorni chiedevo tra me e me se mai fossi riuscito più a camminare. Dopo tanto tempo mi hanno rimesso in piedi, eppure non riuscivo a muovermi senza stampelle o su di una sedia a rotelle. Dinanzi ai miei occhi vedevo il #buio totale, una strada irta di difficoltà… fino a quando nel 2009 la sede Inail di Nola mi convoca per una visita presso il centro protesi INAIL di Vigoroso di Budrio in provincia di Bologna. L’obiettivo era uno: abbandonare la sedie a rotelle. In quel momento spunta un #raggio #di #sole. Gli ausili erano tantissimi e ricordo che il mio umore migliorava. Dopo però mi comunicano che dovevano #amputarmi necessariamente dal terzo medio della gamba per avere una buona protesi e per camminare bene. Di nuovo tanta angoscia dinanzi a me.
Dopo qualche giorno, ho conosciuto il tecnico ortopedico e arriva la sua promessa: mi avrebbe fatto #correre. A giugno 2009 hanno praticato l’amputazione ad Imola ed io inizio a sentirmi meglio. Intanto avevo raggiunto un peso di 130 kg. Ero diventato così #grasso che non mi riconoscevo più. Ma ad ottobre dello stesso anno, a Budrio, inizia la mia riabilitazione per un mese, con una protesi mia. Da quel momento, la mia vita è cambiata! Non riuscivo a credere che avrei di nuovo camminato senza nessun supporto esterno. Nella degenza al Centro Protesi ho conosciuto tanti atleti che erano lì per le loro protesi sportive. E così è nato il mio interesse. Sui social ho iniziato a seguire le gare paralimpiche, eppure non riuscivo a trovare nessuna società sportiva che si occupasse di questo nella mia città. Fin quando ho avuto modo di conoscere il presidente del CIP dell’Emilia Romagna, Gianni Scotti, il quale era disposto a tesserarmi lì nella sua Regione.
Il tecnico ortopedico del Centro Protesi INAIL realizza così una protesi da corsa per me, ma c’era un problema di fondo: ero molto grasso ed io prima dell’incidente non avevo #mai praticato #sport.  A quel punto decido perdere un po’ di chili ed inizio ad allenarmi tutti i giorni con un tecnico di Napoli. Così dopo diverso tempo inizio ad indossare delle vere #protesi #sportive e raggiungo il peso di 70 kg.
Nel 2015 mi tessero con una società di atletica di Napoli e nello stesso anno partecipo alle mie prime gare indoor sui 60 e 200 metri. Mi classifico secondo. Nello stesso anno prendo parte ad una gara internazionale a Grosseto sui 100 e quasi alla fine della gara mi scappa via la protesi. Ricordo di essere arrivato al traguardo saltellando. Nel 2016 la società di Napoli mi abbandona perché non aveva più possibilità di allenarmi e seguirmi, ma non smetto di correre.
Nello stesso anno, sul campo di Cercola, ho conosciuto Mimmo Picardi. Quel giorno lui preparava i suoi atleti, quei ragazzi erano dei professionisti. Andavano forte. Mi sono avvicinato e gli ho chiesto di allenarmi. Per lui non c’era nessun problema. Ero felice! Ritorno dopo qualche settimana, lui quasi non ci sperava più. E così iniziamo a lavorare duramente. Gli avevo detto che avrei voluto correre i 100 e 200. “Vuoi fare veramente qualcosa di grande?” – mi disse – “Vuoi diventare un vero campione? Perché se è così, devi ascoltare me, devi allenarti sul mezzofondo”. Per me le sue parole rappresentarono tutto, tutto ciò che cercavo e mai ottenuto.
Nel 2017 ho partecipato con Mimmo alla mia prima gara indoor sui 1500: realizzo il record italiano. Lo stesso accade il giorno successivo sugli 800. In quel momento realizzai che avevo fatto bene ad ascoltare le sue parole, i suoi suggerimenti. Aveva avuto ragione su di me e sulle mie possibilità.  Da allora non mi sono mai fermato e, giorno dopo giorno, più mi alleno più sto bene. Questo lo devo a lui. È grazie a lui se oggi sono un #vero #atleta #paralimpico. Grazie ai miei progressi, ho iniziato ad avere un sogno grande: partecipare a #Tokyo 2020. Ma l’età avanza e le difficoltà da superare non mancano: il mezzofondo per amputati non è ancora aperto a manifestazioni importanti come Campionati Europei, Mondiali e Paralimpiadi.Così abbiamo realizzato che il tempo a mia disposizione è scaduto e allora decido di canalizzare le mie energie in altro modo. Continuerò ad impegnarmi e a correre il #mezzofondo e chiuderò la mia carriera con una #grande #impresa per dare #coraggio a tutti gli atleti che hanno la mia amputazione ad intraprendere un percorso come il mio e fare in modo che il mezzofondo possa essere aperto a quelle grandi manifestazioni. Io continuo a sognare e nel frattempo ho avviato un percorso di formazione accanto al mio allenatore al fine diffondere la pratica dello sport paralimpico e dare una speranza a chi come me una possibilità l’ha avuta. Nel 2019 nasce la Asd Atletica Picardi di cui faccio parte ed ogni giorno mi impegno nel mondo dello sport anche come allenatore al fine di diventare un punto di riferimento per tutti coloro che hanno vissuto esperienze simili alle mie. E per questo #sogno #non c’è una #scadenza. Ho tutto il tempo di cui ho bisogno.

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