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Antonio Di Sette: #sacrificiegioie

Sono nato 44 anni fa ad Alessandria. La mia vita è una vita ricca di esperienze e di episodi che spesso hanno segnato il mio carattere, la mia anima e soprattutto la mia voglia di emergere sempre. Appena #nato, i medici si sono subito accorti della mia disabilità, una #focomelia agli #arti #superiori. Sin dall’inizio sembrava che il mondo fosse contro di me, i medici, i quali pensavano che non sarei sopravvissuto, e le persone che mi guardavano con curiosità e timore. Ma la mia famiglia, mio padre Nicola e mia madre Francesca, insieme a mia nonna, hanno combattuto sempre contro tutto e tutti coloro che pensavano che non potevo farcela. Fin da piccolo ho sempre visto quello che per gli altri potevano essere i miei limiti, le mie barriere, solo ed esclusivamente dei semplici e, a volte anche piccoli, ostacoli, in realtà non facevano altro che aumentare il mio #desiderio di #sfida e di dimostrare a tutti quanti che, anche uno come me, può tranquillamente fare tutto quello che fa il resto del mondo, a volte anche di più. All’età di 7 anni ho iniziato a praticare #sport, in primis con una società di #calcio iniziando così la mia avventura sportiva nella categoria pulcini. Proseguendo con gli anni, sono arrivato a giocare fino agli esordienti ed in terza categoria. Poi crescendo mi sono concentrato anche sul #sociale, collaborando con associazioni sia in difesa dei più piccoli che nei confronti delle persone con disabilità. È proprio in quel periodo che ho avuto il primo approccio con il mondo dell’#atletica, grazie anche all’incontro che ho avuto con Roberto La Barbera. Purtroppo i molteplici impegni che mi ero preso tra cui l’attività di volontariato presso la Croce Verde con servizio di soccorritore sulle ambulanze e lo studio, mi portavano via molto tempo, cosa che mi ha allontanato dallo sport in generale. Attualmente e ormai da circa 20 anni, lavoro come funzionario di una banca nazionale e, anche nell’ambito lavorativo, spesso ho dovuto tirare fuori il carattere e rimboccarmi le maniche, per dimostrare che una persona con una disabilità spesso - se non sempre -, deve avere le stesse opportunità di crescita professionale. Dal 2011 vivo in Puglia ed è proprio in Puglia che, grazie al mio attuale presidente di società sportiva, ho potuto riavvicinarmi a quello che ho sempre sentito essere il mio mondo, lo sport. Nel 2018 sono entrato a far parte di una grande famiglia sportiva, che non soltanto ha creduto in me come persona capace di raggiungere determinati obiettivi, ma mi ha fatto capire che, nonostante ormai la mia non più giovane età, posso essere ancora in grado di ottenere, con #sudore e #tenacia, risultati nell’atletica, e specificatamente nella velocità. Grazie a questi risultati forse, nella mia classificazione T45, posso essere un esempio per coloro che come me condividono la stessa disabilità. Ho fatto il mio primo ingresso ufficiale da atleta paralimpico nel 2020, conquistando il titolo italiano ad Ancona ai Campionati Paralimpici Indoor sia sui 60 m che sui 200 m. Stesso titolo italiano, nella mia categoria, sui 100 e 200 a Jesolo, agli Assoluti outdoor. La soddisfazione più grande, ma spero non l’ultima, è quella di quest’anno ad Ancona in occasione della rassegna nazionale indoor dove non solo ho riconfermato il titolo italiano sui 60 e 200, ma grazie ad allenamenti e insegnamenti da parte dei miei tecnici, sono riuscito a migliorare i tempi dell’anno precedente, segnando i nuovi #record #nazionali. Credo che questo sia soltanto l’inizio di un lungo #lavoro, di #sacrifici ma soprattutto di #gioie: come la gioia di essere entrato a far parte di una famiglia come la Fispes, come la gioia di dimostrare che se si vuole, si può fare, e come la gioia di condividere i risultati con tutti coloro che mi circondano quotidianamente e che, sin dalla mia nascita, hanno sempre creduto nelle mie capacità di bambino, di uomo ed oggi di atleta.
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